LIONS CLUB LICATA
                                                                                             anno sociale2017-2018
                                                                                    Presidente Dr. Agostino Balsamo 
                                                                                                    
                        

 

CITTA' DI LICATA

SANTA MARIA LA NUOVA - IL DUOMO DI LICATA

Santa Maria La Nuova è il Duomo di Licata. Prospetta sulla piazza omonima e sulla parte quasi terminale del corso Vittorio Emanuele. Ha forma basilicale a croce latina, con tre navate e tre absidi e due cappelle lungo i bracci del transetto. L'attuale struttura appartiene ai rifacimenti del sei-settecento, dovuti all'ampliamento di una preesistente è più piccola chiesa della seconda metà del quattrocento, consacrata nel 1509, di cui restano il sontuoso ed artistico fonte battesimale di marmo bianco, dono di Giovanni Caro, signore di Licata e barone di Montechiaro, eseguito tra il 1498 e il 1499 dal maestro marmoraro Gabriele di Battista da Como, e il bellissimo Crocefisso Nero attribuito a Iacopo e Paolo de Matinali di Messina che lo eseguirono in mistura di legno nel 1469. All'interno del Duomo si possono ammirare numerose opere d'arte: i grandi quadroni degli altari delle navate (cm. 500x285) e i tre dipinti del battistero (cm. 325x170) appartengono al pennello del pittore cappuccino Fra Felice da Sambuca (1733-1805), la bellissima "Immacolata" del licatese Ignazio Spina, che scolpì anche le statue lignee degli altari delle absidi laterali: "Il Cuore di Gesù" e "San Giuseppe con il Bambino". Gli affreschi della volta della navata centrale e gli affreschi della volta del transetto, con scene del Vecchio Testamento, e i quattro pinnacoli alla base della falsa cupola sono di Raffaele Politi (Siracusa 1783-Agrigento 1870) che li dipinse a partire dal 1824. L'organo fu progettato ed eseguito nel 1898 dalla Casa Organara del cav. Pacifico Inzali di Crema. E' uno dei due che vennero da questa casa progettati per la Sicilia. Nell'abside campeggia dietro l'altare maggiore un grande dipinto su tela (cm. 470x320) con la "S. Natività della Vergine e i Santi Pietro, Paolo e Angelo", attribuito ad un anonimo fiammingo della 1a metà del XVII sec. Alle pareti dell'abside si possono ammirare, a sinistra,"L' Adorazione dei Maggi", un dipinto su tela (cm. 350x185) di Fra Felice da Sambuca, a destra, "La S. Natività", un raro dipinto su tavola (cm. 190x160) del 1572, attribuito all'estro di Deodato Guinaccia. La cappella del Crocefisso (m. 16,50x7,80), un'opera realizzata completamente in legno scolpito e finemente cesellato e dorato, è sicuramente l'ambiente più prezioso della Chiesa Madre. Il soffitto è a lacunari lignei, unici a Licata, fu completato nel 1705, il bellissimo altare, pure in legno scolpito, con elevazione coperta da un timpano spezzato sostenuto da un insieme aggettante di colonne tortili, appartiene al maestro Giuseppe Di Bernardo che lo realizzò nella prima metà del seicento. I quattro dipinti su tela della navata (cm.380x200) con scene della Passione di Cristo sono del veneziano Giuseppe Cortesi (1721-1737), mentre di Nunzio Magro (? 1627-Agrigento 1704) sono i cinque ritratti su tela (179x128) di personaggi del Vecchio Testamento. Al licatese Giovanni Spina, invece, appartiene il paleotto dell'altare (1810). Nella pregiata custodia dell'altare il Cristo Nero, "miracoloso e colpito dalla sagitte del turco", una volta pendente dall'arco trionfale della navata, che i Licatesi ritengono sia rimasto annerito dal fuoco delle cataste che i Turchi, durante il sacco seguito all'11 luglio 1553, vi accesero sotto per bruciarlo. Ai piedi della navata un'artistica teca custodisce varie reliquie di Santi e rari documenti, tra cui l'atto di battesimo di San Giuseppe Maria Tomasi e Caro, cardinale teatino, compatrono di Licata. Di grande pregio artistico è la teca d'argento contenente la reliquia della Santa Croce, eseguita dall'orafo licatese Tommaso Balsamo nel 1753 per conto del canonico Angelo Alotti che la donò alla Cappella del Crocefisso.

Nel braccio sinistro del transetto esisteva un'altra cappella lignea, fatta costruire nel 1786, meno pregiata, ma con uno stupendo soffitto cassettonato e un mirabile altare ligneo intagliato con decorazione fitoforma. Era detta cappella della "Madunnuzza" per il piccolo dipinto su tavola (cm. 85x50) del XVII sec. con la Madonna e il Bambino che vi adorava. Il fuoco, provocato da un corto circuito la distrusse completamente nell'autunno del 1988, unitamente alla quadreria con i ritratti dei canonici e gli arcipreti della Collegiata, gli antichi paramenti, gran parte dell'archivio parrocchiale e altre opere d'arte. Nell'Ufficio Parrocchiale sono custoditi preziosi documenti d'archivio, tra cui antiche bolle pontefici e vescovili, diversi interessanti volumi manoscritti e il prezioso volume manoscritto contenente i miracoli di Sant'Angelo, martire carmelitano, raccolti a partire dal 1625 dal notaio Giacomo Murcio.

Fonte  http://www.lavedettaonline.it/readarticle.php?article_id=12

 

               

          CAPPELLA DEL CRISTO NERO

 

 

                                    IL CRISTO NERO (nell'omonima cappella)

 

     

 CAPPELLA DEL CRISTO NERO (particolare del tetto e patri sommitali dell'altare

 

       

    

                                 Particolare della cupola di una cappella

 

 Particolare del tetto a cassettoni della cappella del Cristo Nero

 

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